24apr
Deliceto, buona la prima per l’associazione Sicomoro: due giganti ricordano il senso profondo del 25 aprile e dell’Unione europea.
L’evocativa Sala Europa il luogo più idoneo a ospitare un convegno sul senso profondo del 25 aprile e della Liberazione in un incandescente scenario di guerra internazionale. Buona la prima, dunque, per la neonata associazione Sicomoro di Deliceto, al suo esordio pubblico in assoluto. Due giganti scelti per quello che il Sindaco del paese ha giustamente definito un vero e proprio battesimo del fuoco: Stefano Picciaredda, professore di Storia contemporanea presso l’Università di Foggia, e Michele Galante, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, che hanno avuto modo di ridefinire nel dettaglio il perimetro di una manifestazione essenziale e lungamente bistrattata, quello dell’Europa dei popoli e della memoria comune. Ad aprire le danze il giovane presidente della neonata associazione Antonio Boccardi, che ha scelto di bagnare il suo debutto con il toccante ricordo del partigiano foggiano Gaetano Caricato, morto a inizio settimana a Roma, dove risiedeva. “Non dirò nulla di nuovo, se non quello che già sapete”, ha modestamente esordito Picciaredda. “In Italia le cose non sono andate esattamente come capita spesso di leggere nei libri di storia: non c’è stata un’Italia attiva nella Resistenza partigiana, quella del Nord, e una passiva e spettatrice, quella del Sud. La commistione tra varie forme di resistenza, che anche per questo gli storici preferiscono definire al plurale, ha fatto in modo che si addivenisse a quello che è stato l’esito finale di una guerra civile sanguinaria: la liberazione dell’intera penisola dal mostro nazi-fascista”, ha tenuto a specificare. Poi, il professore è sceso nel dettaglio, citando anche alcuni suoi stimati colleghi. “Il movimento resistenziale partigiano fu un movimento spontaneo e diversificato che ebbe tutti contro, ma che nonostante questo riuscì nel suo compito storico di liberare la nazione da una feroce oppressione”, ha ricordato. “Ci furono indubbiamente degli episodi turpi, anche all’interno dello stesso movimento partigiano, che vari esponenti politici nel corso del tempo hanno provato a strumentalizzare a proprio vantaggio, ma che tuttavia non scalfiscono il valore di quella straordinaria esperienza rivoluzionaria”, ha chiosato. Nel finale, spazio anche a una tiratina d’orecchi a perbenisti e mainstream guerrafondaio. “Non sono d’accordo quando si dice che i giovani devono svegliarsi e prendere in mano la situazione. Lo hanno provato a fare e lo stanno facendo. In tutta risposta, stanno ricevendo solo repressione del dissenso”. Il riferimento, esplicito, al decreto sicurezza del governo Meloni. “Ogni volta che provano ad alzare la testa, c’è qualcuno che gliela vuole tagliare. Dovremmo metterci maggiormente in discussione noi, prima di giudicare loro”. Altrettanto interessante l’intervento di Galante, che ha solcato il campo minato dell’europeismo e delle guerre nel mondo. “All’Europa serve una rilevanza politica, soprattutto in questo periodo storico, con un presidente americano che le ha voltato le spalle e nuovi, enormi, imperialismi pronti a fare il grande salto”, ha detto. “Non può e non deve esistere una parificazione di comodo tra chi ha combattuto per la libertà e chi ha tentato in tutti i modi di negarla, col sopruso e con la violenza”, ha aggiunto. Vari e sentiti gli interventi dal pubblico, che hanno favorito il dibattito. “Le questioni da affrontare nell’Europa di oggi sono innumerevoli, ma il punto centrale è quello di riuscire a percepirsi come un’unica entità. Gettarsi definitivamente alle spalle i sentimenti nazionalisti che hanno contaminato il Novecento e fare quello che hanno fatto i padri costituenti: mettere da parte le differenze meno sostanziali, e convergere in un unico progetto politico europeo, mettendo a disposizione il proprio patrimonio ideologico e culturale, soprattutto adesso che la rappresentanza dei partiti sta venendo meno e che la partecipazione civile sembra scemare. È questo il momento di resistere, ancora”, ha concluso Galante.
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